Il Sanremo della bella musica
- librovorace
- 13 feb
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Il Festival di Sanremo è quell'evento che volente o nolente spinge le persone al dibattito e monopolizza, almeno per qualche giorno, l'attenzione degli italiani, persino di quanti giurano e spergiurano di non averlo guardato nemmeno per un secondo. Confesso di non essere un'assidua spettatrice del festival della canzone: negli ultimi anni mi sono limitata a seguire esclusivamente la serata dedicata alle cover. Il mio gusto musicale (la scelta delle canzoni in gara spesso l'ho trovata discutibile) e la mia avversione nei confronti della strumentalizzazione di certi eventi nazionali per la propaganda ideologica, particolarmente evidente nelle ultime edizioni sanremesi, mi hanno portata ad un graduale disinteresse. Quest'anno, al contrario, la qualità delle canzoni e il nuovo profilo, che la conduzione attuale sta garantendo allo spettacolo musicale, hanno riacceso la mia curiosità. A parte un breve episodio, che ha viste protagoniste due giovani proposte, che hanno esposto dei cartelli per sottolineare l'importanza del consenso della donna all'intimità sessuale e il rispetto del suo eventuale diniego, non si è vista molta politica sul palco di Sanremo. Quanto all'esibizione delle due cantanti Noa e Mira Awad, l'una israeliana e l'altra palestinese, preceduta dal messaggio di pace del Pontefice, che si sono cimentate sulle note della celeberrima "Imagine" dei Beatles, va detto che il tentativo di esprimere, attraverso la musica, la necessità di mettere a tacere le armi tra questi due popoli, si è rivelato piuttosto maldestro. Non è sfuggito, infatti, il particolare che la cantante Mira Awad, di origini palestinesi, sia di fatto cittadina israeliana e che abbia, inoltre, insieme alla collega Noa, rappresentato proprio lo stato d'Israele all'Eurovision del 2009. Non è sfuggito soprattutto a Ghali, protagonista lo scorso anno di un episodio a dir poco spiacevole, per aver chiesto sul palco la fine del genocidio dei palestinesi. Insomma, nonostante tutto, per il momento, pare che la musica abbia la priorità. Parliamo dunque di musica. Finalmente tornano nel panorama della canzone italiana i cantautori con testi spesso notevoli, come quelli di Cristicchi ( di cui è coautore ), di Brunori Sas, Lucio Corsi ( coautore ) e Willie Peyote ( coautore). "Quando sarai piccola" di Simone Cristicchi è un'autentica poesia, un circolo d'amore, un inno alla tenerezza, al naturale percorso della vita che non manca di momenti di dolore, espressi però con una dolcezza che non può non commuovere. Nella mia personalissima classifica questa è la canzone vincitrice. Molto belle le voci di Giorgia, una garanzia, e di Noemi, graffiante e sensuale come poche. Bene anche Achille Lauro, che si distingue per lo stile sorprendentemente elegante e che porta una canzone dal sapore nostalgico, costruita intorno all'amore di due giovani tormentati che trovano nel loro sentimento il coraggio di affrontare la vita. E' una canzone che si riesce a vedere, nelle immagini della pioggia di Villa Borghese o di quel giovane disperato che striscia verso il letto. Mi ha ricordato alcuni pezzi del fantastico Venditti. "Grazie ma no Grazie", ha un testo pungente e brillante, persino orecchiabile, nonostante la sua complessità. E' una canzone intelligente e divertente al tempo stesso, che spero riesca a trovare il consenso che merita. Rocco Hunt porta una canzone autobiografica che racconta le difficoltà di crescere in una terra talvolta difficile, che spinge molti giovani a lasciarla, e la nostalgia inevitabile che pervade chi va via da casa. Racconta il legame con la sua città d'origine, un legame fatto di immagini del passato, di suoni e di parole. La canzone è piacevole e il motivo resta impresso facilmente. Meravigliosa l'energia di Serena Brancale, un'autentica forza della natura che è esplosa sul palco del festival della canzone italiana. E' impossibile restare fermi e non ballare sulle note della sua "Anema e Core", una canzone che sprigiona la forza del mare e la bellezza del paesaggio pugliese, interpretata benissimo dalla bella e brava Serena. Ultima considerazione sulla canzone di Fedez: la tematica trattata è di notevole rilievo, il testo ben scritto e tragicamente doloroso ma, temo che le recenti rivelazioni sulla sua vita privata, possano condizionare il giudizio dei telespettatori e rendere la sua interpretazione meno credibile. Tirando le somme, sembra che questa edizione di Sanremo, a parte qualche trascurabile sbavatura, stia procedendo nella giusta direzione. In attesa dei prossimi sviluppi, restiamo a guardare e ovviamente, a cantare. Buon Sanremo a tutti.
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