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La Metamorfosi di Kafka



Kafkiano, termine ispirato a Franz Kafka, è un aggettivo con il quale si descrive una situazione assurda, quasi surreale che, improvvisamente, si verifica nella vita di un individuo, sconvolgendola e modificandola in maniera irreversibile. L'opera dello scrittore boemo che maggiormente esplicita questa circostanza è senza dubbio La metamorfosi. Il racconto, pubblicato nei primi anni '10 del '900, ha come protagonista Gregor Samsa, un uomo mite, devoto al resto della sua famiglia, composta dagli anziani genitori e dalla giovanissima sorella Grete. Gregor è un commesso viaggiatore, svolge questo impiego per mantenere la famiglia, colpita duramente nelle finanze, a causa del fallimento della ditta del padre; con il suo salario tutt'altro che misero, riesce a sostenere le necessità familiari, tanto da consentire ai propri cari di vivere serenamente e senza la necessità di trovare altre occupazioni e, alla sedicenne sorellina, di proseguire gli studi e dedicarsi alla sua grande passione per il violino. Ciò che a un certo punto rompe gli schemi nella serena vita domestica dei Samsa è qualcosa di spaventosamente imprevedibile: un mattino, il giovane Gregor, si risveglia con nuove sembianze, un nuovo corpo, quello di un insetto, che gli impedisce di svolgere le sue quotidiane attività e di proseguire nell'assunzione delle responsabilità verso la famiglia. Una circostanza, quest'ultima, che sconvolge il protagonista, ancor più del suo mutato aspetto. Dopo un primo memento di sgomento per i componenti della famiglia e per il signor procuratore, mandato dal principale per verificare i motivi per cui Gregor non si fosse presentato al lavoro, nel prendere atto della nuova condizione del giovane, segue, tra paura e incredulità, l'angoscia e il terrore di non riavere indietro il vecchio Gregor e di non poter far fronte alle necessità economiche. Un timore che investe per primo il protagonista, nella sua infinita generosità e abnegazione, avverte fortissimo il senso di colpa e d'impotenza per la disgrazia che, suo malgrado lo ha colpito, impattando sull'intera famiglia. In seguito, una nuova routine familiare viene a crearsi, della quale il perno risulta la giovane Grete, l'unica a stabilire un rapporto con il fratello - insetto, l'unica ad accudirlo, pur tenendosi sempre a distanza, non riuscendo ad abituarsi all'aspetto ripugnante dell'essere che ora occupa la camera dell'amato fratello e per volontà stessa di Gregor, preoccupato della sensibilità della piccola di casa. Grete trova un impiego come commessa e il padre come inserviente di un istituto bancario, mentre la madre, donna dalla salute cagionevole, si arrangia con piccole commissioni di cucito e ricamo per un committente. Arrivano persino ad affittare delle camere dell'ampio appartamento a tre pensionati, per i quali preparano i pasti e puliscono gli alloggi. La convivenza con Gregor si fa sempre più complicata poiché, il duro lavoro al quale sono costretti i Samsa e l'impossibilità di comunicazione con l'insetto, procura malumori sempre più frequenti e una disaffezione nei confronti dell'ormai dimenticato Gregor più evidente che mai. L'insetto è solo un peso, tanto che, sempre più di rado ci si occupa delle sue necessità, della sua alimentazione, sempre più scarsa e della pulizia della stanza nella quale è relegato. E' oggetto, in un paio di occasioni, persino della violenza del padre il quale, in un momento di rabbia e frustrazione, gli scaglia addosso una mela che gli si conficca nel dorso e che mai nessuno pensa di estrarre, procurandogli dolori lancinanti. Altro momento di tensione si verifica quando gli insopportabili inquilini chiedono a Grete di dilettarli con la musica soave del suo violino: Gregor, attratto dalla melodia dello strumento e dalla bravura della sorella, abbandona la sua tana per raggiungere il salotto dove la giovane si esibisce. I tre, sorpresi dalla presenza di un tale mostro, esplodono in un sentimento di rabbia e risentimento verso gli affittuari e minacciano di non pagare e addirittura di far causa. Il padre riesce a cacciare Gregor nella sua camera, che ormai si muove lentamente per la malnutrizione e per gli acciacchi del corpo, ma si convince sempre di più che quell'insetto rappresenta per la sua famiglia solo un grosso problema. Gregor passa la notte in meditazione, pensando alla sua famiglia con amore, nonostante tutto, e a convincersi che solo la sua dipartita avrebbe restituito tranquillità ai suoi cari. Il mattino seguente, la domestica ad ore che si occupa delle pulizie e che pare essere l'unica a non temere l'insetto, entra nella camera di Gregor e scorge il suo cadavere. La notizia della morte del mostro viene accolta con sollievo dai Samsa e sembra rinvigorire il padre, che trova il coraggio di sbattere fuori di casa gli inquilini, e rasserenare la madre e la sorella, tanto che i tre, decidono di prendersi un giorno di ferie, circostanza più unica che rara, per uscire a passeggiare. La gita si rivela l'occasione per fare nuovi progetti per il futuro, come cambiare appartamento e trovarne uno ridimensionato, e soprattutto pensare al futuro della giovane e graziosa Grete, che ha potuto dimostrare tutto il suo valore nella gestione della crisi familiare procurata da Gregor, e che ormai è pronta per assumersi gli oneri di un matrimonio.


Ma cosa racconta davvero Kafka ne La metamorfosi? L'intreccio, costruito intorno alla figura del giovane Gregor, uomo generoso, educato, quasi servile nei confronti del padre o del suo principale, si concentra sullo stravolgimento fisico e psicologico del suo protagonista. Il mutamento, esasperato nella forma animalesca dell'insetto, è una sorta di ribellione spirituale al carico di responsabilità, all'assunzione di un ruolo non desiderato nella propria esistenza, qualcosa di talmente potente da ridurre il corpo in una condizione degradante ed umiliante, per esprimere l'angoscia e il peso delle zavorre familiari e professionali. Tratti tutt'altro che estranei all'autore boemo che, anzi, lascia trasparire ogni aspetto autobiografico nel corso del racconto e, principalmente nella relazione che disegna tra Gregor e il padre, poco dissimile da quello suo personale con Hermann Kafka. Pungente è la descrizione emozionale rispetto alla reazione al dramma che colpisce il protagonista da parte componenti della famiglia Samsa: se, nelle primissime battute la madre e la sorella appaiono dispiaciute per la sorte dell'amato ragazzo, il padre sembra da subito allarmato dai risvolti pratici che questa situazione può determinare all'interno del ménage familiare. Lascia sgomenti l'indifferenza con cui la tragedia di Gregor viene accolta da quelle stesse persone delle quali lui si prende gran cura, come i genitori, ai quali è riuscito a garantire, sino a quel momento, un sereno pensionamento o la sorella, che progetta di iscrivere al conservatorio. La stessa mancanza di empatia dei suoi colleghi e, più precisamente, del signor procuratore, preoccupato solo dell'assenza sul posto di lavoro e assolutamente disinteressato allo stato di salute del giovane. Significativo il finale, con la morte dell'insetto deperito e abbandonato nel lerciume, che si nasconde quasi a voler sparire, convinto di liberare i propri cari dal peso di doverlo considerare ancora in vita, immerso in pensieri d'amore nei confronti di quelle persone che, al contrario, non mostrano per lui alcun sentimento di carità o compassione. Gregor lancia un ultimo sguardo verso la finestra, simbolicamente intesa come spiraglio di agognata libertà, reclina il capo e poi spira. In questa immagine è facile cogliere un riferimento al simbolismo religioso e alla morte di Cristo sulla croce, che si immola per gli stessi uomini che lo hanno umiliato, deriso e ucciso, prima di piegare il capo e finire. Il tema de La metamorfosi è più bello e profondo di quanto stilisticamente riesca ad esprimere il racconto: la necessità dello spirito di esprimersi in una dimensione di naturale verità, di ciò che è adeguato alla natura di ognuno, il bisogno di creare relazioni sane, di reciproco rispetto, che non prevarichino l'altro, a partire dal contesto familiare e la disarmante impotenza, di fronte alla disumanizzazione dell'uomo nei confronti delle difficoltà altrui, che restituisce l'immagine di una società a tratti più animale che umana.



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